Niente saldi di fine stagione per i fondi comuni d'investimento. Con l'industria del risparmio gestito italiana che rischia di chiudere i battenti, i gestori non accennano a intraprendere iniziative volte a ridurre i costi a carico dei clienti.
In attesa dei tagli
In qualsiasi settore economico quando si contrae la domanda è lecito attendersi una riduzione dei prezzi da parte dell'offerta. Ma nonostante il drammatico calo del patrimonio gestito dai fondi, sceso a 388 miliardi dai massimi di 616 miliardi di euro, di avvisi che promuovano campagne di tagli delle commissioni sui fondi non se ne vede neanche l'ombra. La riduzione degli oneri pagati dai sottoscrittori di fondi di italiani, dai 4,1 miliardi del 2007 ai 2,7 miliardi di euro versati dai clienti nel corso del 2008, è in gran parte spiegabile con l'emorragia di riscatti (oltre 140 miliardi) registrata dall'industria lo scorso anno. E anche la sforbiciata dall'1,37% all'1,28% del peso dei costi sul patrimonio complessivo, che emerge dalla consueta analisi annuale condotta da «Plus24» in collaborazione con Interactive Data Kler's-InvestOnline, è per lo più imputabile a dinamiche estranee alle attese politiche di taglio dei costi delle Sgr. Un calo dettato dallo spostamento delle masse verso tipologie di prodotto meno dispendiose: rispetto al 52% di fine 2007, il peso dei fondi di liquidità e degli obbligazionari sul totale degli asset in gestione a dicembre 2008 ha superato la soglia del 60 per cento: due categorie che archiviano il 2008 con un Ter (Total expense ratio) rispettivamente dello 0,68% e dell'1,07 per cento. Percentuali decisamente più basse rispetto al 2,24% medio dei fondi azionari e dell'1,56% dei fondi flessibili, che insieme alle dinamiche dei flussi spiegano la contrazione complessiva del Ter.
In quasi tutte le categorie la media ponderata del Ter è inferiore alla media semplice. Un dato che testimonia la presenza di economie di scala nel settore, che sono del resto inseguite dagli attori dell'industria con fusioni di fondi e aggregazioni delle stesse Sgr. Le uniche due categorie che presentano la media semplice del Ter inferiore alla media ponderata sono i fondi monetari e gli obbligazionari breve termine. Su investimenti in titoli di Stato e obbligazioni a breve scadenza che riconoscono esigui rendimenti, l'impatto degli oneri di gestione blocca sul nascere ogni velleità dei gestori di creare valore aggiunto. Eppure le due categorie sono da sempre le più gettonate dai risparmiatori italiani, nonostante siano nate con l'obiettivo di parcheggiare momentaneamente la liquidità nelle fasi incerte di mercato.
Nulla di nuovo all'orizzonte
Ma quello che più preoccupa è che non c'è traccia di iniziative concrete di marketing che, per risollevare le sorti del risparmio gestito italiano, diano un segnale di discontinuità sul fronte dei costi. Del resto le banche azioniste di un gran numero di Sgr in questa fase sono troppo impegnate a vendere altri strumenti alla clientela per recuperare con più facilità di collocamento le risorse finanziarie necessarie per dare respiro ai loro bilanci. In passato, proposte innovative in tema di politiche di costo sono giunte dalle piccole realtà. Iniziative cadute spesso nel vuoto. Ultima in ordine di tempo è quella di Soprarno Sgr che nella sua gamma prodotto ha inserito fondi passivi che sulla falsariga degli Etf replicano l'andamento di indici di mercato, senza però prevedere le classiche commissioni di gestione, ma solo quelle di extra-performance. Un'iniziativa che rischia però di saltare alla luce dello scarso successo riscontrato in termini di raccolta dalla Sgr fiorentina su questi prodotti: solo il 4% delle masse gestite complessivamente dalla Sgr è confluito nei fondi che replicano passivamente tre indici azionari, complice anche i crolli dei mercati azionari. Con Soprarno Pronti Termine la Sgr presieduta da Gianni Bizzarri può comunque vantare nel 2008 il prodotto meno caro (0,10%) del sistema fondi italiano.
I meno virtuosi
A presentare il conto più salato ai sottoscrittori è invece Obiettivo Nordest Sicav con un Ter del 5,14%. Tra le società che conquistano più volte l'impopolare posizione di vertice nelle graduatorie dei fondi più onerosi nelle diverse categorie Assogestioni, figurano Mediolanum, Allianz e Aletti Gestielle. E dal momento che non sempre il fondo più costoso è anche quello che rende di più (vedi tabella in alto), i risparmiatori potrebbero scegliere paradossalmente una soluzione meno dispendiosa per ottenere un servizio migliore.